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Fecondazione assistita (PMA): Quando è possibile?
06/02/2017

Per procreazione medica assistita (PMA), si intende l’insieme di tutte quelle tecniche, che

possono essere di natura ormonale, chirurgica, farmacologica o qualsiasi altra che

permetta il trattamento dei gameti sia femminili (ovociti) che maschili (spermatozoi) per

ottenere un processo riproduttivo.

Chi si può rivolgere alla PMA?

Secondo la legge 40/2004 possono accedere a queste tecniche solamente coppie

eterosessuali che abbiamo già compiuto la maggiore età. Inoltre devono essere sposate o

conviventi ed entrambi in vita in una fascia d’età ritenuta idonea per la fertilità.

Infertilita' di coppia

Una coppia solitamente viete ritenuta infertile almeno dopo 12/24 mesi che con rapporti

sessuali mirati non protetti non riesce ad avere dei figli naturalmente. Dopo questo

periodo, è bene recarsi dal ginecologo per una prima analisi del problema. É opportuno

per prima cosa raccontare tutte le possibili cause del perché non si riesce ad avere un

figlio, patologie regresse, malattie in famiglia, cicli irregolari, stile di vita, anche se possono

sembrare cose inutili è bene raccontare tutto della propria vita. In base a questa prima

indagine il ginecologo potrà indicare la via migliore per raggiungere lo scopo desiderato e

prescrivere una prima serie di analisi a cui sottoporsi.

Capire i problemi di infertilità

I medici raccomandano tempestività nel “capire” il problema, l’età della donna è uno dei fattori più importanti, per cui prima ci si

reca a fare le analisi e maggiori sono le possibilità di riuscita, sotto i 35 anni sono più

elevate.

Infertilita': Quali sono gli esami da fare

Le prime analisi a cui la donna deve sottoporsi sono:

- esami del sangue: per la valutazione dei livelli ormonali e per valutare se in gravidanza si

ha il rischio di contrarre rosolia e toxoplasma;

- pap-test e tampone vaginale: per escludere possibili infezioni e infiammazioni;

- ecografia: per verificare lo stato di utero e ovaie.

Nel caso in cui si ritenga necessario il ginecologo sottoporrà la donna ad esami più

approfonditi quali laparoscopia e isteroscopia per capire quali sono le cause del mancato

concepimento.

E l'uomo, a quali analisi deve sottoporsi?

- esami del sangue: per la valutazione dei livelli ormonali;

- spermiogramma: per valutare lo stato di salute degli spermatozoi e la concentrazione;

- spermiocoltura: per l’individuazione di infezioni.

Tecniche di PMA

Una volta che il ginecologo ha individuato quale possa essere il problema dell’infertilità,

indirizza la coppia sulla tecnica di PMA che ritiene più idonea per loro. Le tecniche si

possono suddividere in tre livelli, a secondo del grado di invasività a cui la donna va

incontro.

PMA - Tecnica di primo livello

Utilizzata quando dagli esami cui la coppia si è sottoposta non

sono emerse delle complicanze particolari. Questa consiste nell’inseminazione intrauterina

semplice (IUI). In questo caso si monitora il ciclo della donna, che può essere spontaneo o

stimolato tramite farmaci, per introdurre lo spermatozoo del partner direttamente in cavità

uterina, tramite catetere, al momento ideale, per agevolare l’incontro dei due gameti

all’interno del corpo della donna.

PMA - Tecniche di secondo livello

Utilizzate quando dagli esami cui la coppia si è sottoposta

sono emersi dei problemi, quali tube chiuse o alterazione del liquido seminale, per cui un

incontro spontaneo tra i due gameti risulterebbe impossibile. In questi casi l’incontro tra

ovulo e spermatozoo avviene in laboratorio, una volta poi creato l’embrione verrà inserito

direttamente nell’utero della donna.

La tecnica di secondo livello più utilizzata è la FIVET (Fecondazione in Vitro). Inizialmente

la donna viene sottoposta ad una stimolazione tramite farmaci dell’ovaio per produrre un

numero di ovociti maggiore, questi vengono successivamente prelevati chirurgicamente e

fecondati con il liquido seminale del partner. Gli ovociti fecondati vengono tenuti sotto

controllo in laboratorio per la formazione dell’embrione. Terminato questo processo, si

procede al trasferimento diretto nell’utero della donna, fino ad un numero massimo di 3

embrioni. La FIVET viene usata nel caso in cui l’infertilità maschile diagnosticata non sia

troppo grave, in caso contrario si fa ricorso alla ICSI (Intra-Cytoplasmic Sperm Injection),

che appartiene sempre alle tecniche di secondo livello. Anche in questo caso la donna

inizialmente viene sottoposta ad una stimolazione ovarica per produrre un numero

maggiore di ovociti, che verranno prelevati chirurgicamente.

In cosa consiste?

La tecnica di fecondazione

però, differisce dalla FIVET perché avviene l’iniezione diretta di un singolo spermatozoo

all’interno dell’ovocita, questo appunto per andare a tamponare la grave infertilità maschile

riscontrata. Nel caso in cui nel liquido seminale non siano presenti spermatozoi, questi si

possono prelevare direttamente dai testicoli o dall’epididimo. A questo punto, se si ha la

formazione degli embrioni, si procede al trasferimento diretto, di un numero non superiore

a 3, nell’utero della donna.

 

Con la FIVET e la ICSI si possono utilizzare sia embrioni che sono stati appena fecondati,

oppure embrioni della coppia o ovociti crioconservati e poi scongelati per quel trattamento.

PMA - Tecniche di terzo livello

Ormai poco utilizzata perché molto invasiva ed anche l’unica che prevede un’anestesia totale della

donna. Consiste nell’inserimento diretto, attraverso una tecnica chirurgica chiamata

laparoscopia, di ovociti e liquido seminale della coppia nelle tube di falloppio, dove

solitamente avviene l’incontro naturale e il concepimento. Questa tecnica ha buone

possibilità di riuscita, ma appunto essendo anche così invasiva è utilizzata proprio come

“ultima spiaggia” perché anche poco ripetibile.

 

Cosa dicono gli studi effettuati?

Da studi effettuati non si sono riscontrate differenze tra bambini nati con fecondazione

naturale o con tecniche di PMA.

 

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